Cena speciale all’Aar Biwak
di Nino Bottino
Massimiliano Vignolo sta guidando lungo la statale che collega Sion a Briga. Stiamo tornando dalla salita della Dent Blanche.
Siamo contenti e paghi e pertanto non vogliamo parlare di salite future…. Suona il telefono: “Ciao sono Armando, come è andata?”. “ Bene! Abbiamo salito la Dent Blanche e stiamo tornando a casa”. “Noi (Rosella e Armando Antola) con il camper stiamo girando come nomadi, abbiamo percorso la Svizzera in lungo e in largo, adesso siamo a Livigno. Che ne direste di raggiungermi in Svizzera la prossima settimana per salire il Lauteraarhorn?”.
Avevamo fatto i conti senza l’oste, probabilmente, tempo permettendo, la prossima settimana saremo di nuovo in ballo.
Il tempo si mantiene bello e puntualmente domenica 16 agosto Armando mi chiama. “Allora! Venite?”. “Sono disponibile solo io, Massimiliano ha problemi inderogabili di lavoro, gli altri amici sono in piscina, in campagna, in bicicletta e comunque non si muovono”.
Armando propone di ospitarmi in camper la notte di martedì 18 e di partire presto la mattina per il bivacco.
Martedi a metà giornata parto da casa da solo e percorro la strada che ormai mi è familiare: Genova , Gravellona Toce, Sempione, Briga, Betten, Fiesch, Grimsel Pass.
Qui incontro Rosella e Armando che effettivamente sono in giro, anche se non ininterrottamente, dall’inizio di Agosto.
Prepariamo gli zaini, passiamo insieme una serata piacevole e poi a nanna.
Per salire il Lauteraarhorn bisogna prima raggiungere l’Aar Biwak sperduto sulla morena dello Strahlegggletscher a 7 ore , 20 km e 900 m di dislivello dall’Ospizio di Grimsel. E’ probabilmente il posto più selvaggio e meno frequentato dell’Oberland Bernese. Vedremo infatti che i libri del rifugio, dalla sua costruzione nel 1977 ad oggi, sono solo tre.
Alle 7 del mattino siamo in marcia. Per percorrere la sponda destra del lago di Grimsel fino al suo termine impieghiamo più di 2 ore compiendo una serie di salite e discese ma guadagnando ovviamente un dislivello pari a zero.
Percorriamo la morena dell’ Unteraargletscher passiamo sul Finsteraargletscher (vista impressionante sulla parete E della più alta montagna dell’Obeland, il Finsteraarhorn) fino all’inizio dello Strahlegggletscher, quindi risaliamo su quest’ultimo fino sotto il bivacco che raggiungiamo per bellissime placche di granito. Il percorso è effettivamente interminabile; abbiamo impiegato 6 ore e mezza. Al bivacco non c’è nessuno ma sui materassi del tavolato ci sono tre sacchi a pelo. Staremo pertanto comodi; il bivacco ha infatti 17 posti.
Il rifugio è proprio Svizzero! Pulito, ordinato, provvisto di illuminazione, fornelli a gas (noi abbiamo comunque il nostro), bevande (birra analcolica ottima, coca cola e altro). Per pagare, non essendo presente il guardiano, si utilizzano appositi sacchettini trasparenti con un elenco adesivo su cui segnare numero di pernottamenti, bibite prelevate, data e nome dell’ospite. Fatta la somma si mettono il soldi dentro il sacchetto che a sua volta si infila nella feritoia della cassa del bivacco. Sui nostri monti esistono pure bivacchi in zone remote con tempi di percorrenza analoghi e quindi poco frequentati; nessuno però si sognerebbe di realizzare qualcosa di simile, sarebbe fatica inutile; verrebbe portato via tutto in poco tempo, soldi della cassetta e cassetta compresa, come mi disse il custode di un rifugio al quale chiesi perchè non ci fosse la cassetta per pagare i pernottamenti in assenza del custode.
Prima di sera arrivano solo due alpinisti di ritorno dalla salita dello Schreckhorn effettuata dalla Schreckhornhutte con discesa dallo Strahleggpass. Sembrano un pò “cotti”. Uno è giovane l’altro della nostra età (oltre mezzo secolo). Domani saliranno il Lauteraarhorn ritornando poi a Grindelwald attraverso lo Strahleggpass (è comunque un percorso un pò più corto del ritorno al Grimselpass)! Ceniamo e a cena terminata ci accorgiamo che nell’eventualità (o meglio quasi sicurezza) di un secondo pernottamento avremo una cena ben magra. Armando ha portato poco e io anche. Armando commenta così: “Intanto pensiamo a salire il Lauteraarhorn, poi per domani sera vedremo”.
Verso le 10 arrivano i tre dei sacchi a pelo (sapremo poi dal libro del rifugio che hanno salito la nostra stessa meta). Devono aver “trovato lungo”! Fanno un bel pò di rumore e finalmento dopo le 11 vanno a dormire anche loro.
Alle tre meno un quarto sveglia, colazione e partenza alle tre e mezza circa. Scendiamo sul percorso di salita fino alla morena del ghiacciaio e poi sul ghiacciaio stesso alla luce delle frontali. E’ buio pesto! Dobbiamo percorrere il ghiacciao per 3 km e imboccare il canalone della parete S che con un dislivello di 900 m sale alla cresta S-E.
Uno dei problemi è imboccare il canale giusto; fortunatamente abbiamo il GPS con la registrazione di 2 punti, uno all’inizio del canale uno un pò più in alto. Tali punti sono stati ricavati dalla cartina svizzera 1:25000. Seguiamo le indicazioni dello strumento e raggiungiamo al buio senza problemi prima l’inizio del canalone e poi il punto successivo (potenza della tecnologia e della grande precisione delle cartine svizzere!).La parte bassa del canalone è priva di neve; saliamo su sfasciumi fino a raggiungere un punto del canale dove questo si allarga e diventa nevoso. Calziamo i ramponi e percorriamo il pendio (40-45 gradi) per circa 200 m su neve dura con percorso sicuro, puntando ad una nervatura rocciosa che raggiunge la cresta SE.
La corda resta nello zaino di Armando e lo resterà fino in cima. La costola è molto larga ed è costituita da rocce cattive, ma è comunque facile. Il panorama man mano che saliamo diventa sempre più esteso e bello. Si vedono tutti i 4000 dell’Oberland (escluso lo Schreckhorn che apparirà solo dalla cima), il Cervino il Weisshorn la Dent Blanche, il massiccio del Rosa , del Wiessmies dei Mischabel. Raggiungiamo il termine del canalone e saliamo gli ultimi 150 m su roccia finalmente buona, con difficoltà di II e III grado e raggiungiamo la cima. Armando è raggiante (v. foto) e ne ha ben d’onde: questo è l’82° e quindi l’ultimo dei quattromila delle Alpi che Armando doveva ancora salire. Festeggeremo al rifugio. Mi viene però in mente che le nostre scorte sono ridotte a meno dell’essenziale. Vabbè, godiamoci la vetta poi qualche cosa inventeremo.
La vista Schreckhorn e della cresta che lo collega alla cima su cui siamo è quanto di più bello sia dato di vedere in montagna! Notevole anche la vista a picco sul Lauteraargletscher fino al lago di Grimsel. Incontriamo i due (svizzeri?) che stanno salendo l’ultima parte della cresta, ci dicono: “Bravò, Bravò”. “Bravi voi “ rispondo. Schreckhorn e Lauteraarhorn in 2 giorni consecutivi non è cosa da poco! Li salutiamo perchè come ho già detto non ritorneranno al bivacco e gli auguriamo un buon rientro.
Scendiamo senza problemi anche se la roccia pessima richiede attenzione. Ci rimettiamo i ramponi per scendere il nevaio mediano; la neve è ancora di buona qualità e quindi non abbiamo problemi. Con la luce la discesa della parte bassa della parete è piuttosto evidente e cosi raggiungiamo facilmente lo Strahlegggltscher, lo percorriamo per 3 km e raggiungiamo il bivacco che è vuoto. Sono le tre del pomeriggio.Decidiamo definitivamente di fermarci un’altra notte. Partiremo alle 5 del mattino con la frontale, alle 11 ,11 e mezza dovremmo essere all’Ospizio di Grimsel.
Ci sistemiamo , ci rinfreschiamo (a 20 m dal bivacco c’è una fontana di acqua fresca) e brindiamo con coca cola all’ obiettivo appena raggiunto da Armando.
Facciamo l’inventario delle provviste, verificando anche se per caso i nostri compagni di bivacco hanno lasciato qualcosa di commestibile, ma a parte un tubetto di mostarda non troviamo nulla. Abbiamo tre o 4 fette biscottate, un discreto pezzo di pane integrale, poco più di un etto di prosciutto crudo, un pezzo di toma valdostana, due dadi da brodo Knorr (fleisch wurfel!=dadi di carne!) che Armando ha scovato ieri e ha messo da parte, un pò di frutta secca e cioccolata. C’è poi la cantina del bivacco che fornisce un’ottima birra analcolica da ½ l. Inoltre abbiamo the e zucchero per uno squadrone.
Siamo a posto per festeggiare!
La cena speciale sarà così composta:
- primo: zuppa court bouillon (suona meglio che zuppa di brodo di dado) con fette biscottate e pane (ben una scodella e mezza a testa!)
- secondo: piatto freddo di prosciutto crudo e toma valdostana con residuo di pane integrale
- dessert: cioccolata e frutta secca
- vini e liquori: birra analcolica
Siamo entrambi contenti, oltre alla salita di un bel 4000 (per me è il l’51°, al raggiungimento di un obiettivo che è per pochi, abbiamo rimediato anche la cena.
Commentiamo la giornata e soprattutto la salita degli ultimi 4000 da parte di Armando. A inizio estate ne mancavano ancora ancora 9, raggruppabili in 3 gite.
Tra Luglio e Agosto Armando ha evaso la pratica così:
- Aiguilles du Diable (5 cime) salite in giornata con B. Damiano
- Punta Baretti, Mont Brouillard, Picco Luigi Amedeo (ovvero cresta del Brouillard integrale con uscita sul Monte Bianco) salite con Edoardo Rixi dopo 2 bivacchi
- Lauteraarhorn, il più facile, che comunque ha richiesto 2 pernottamenti, con lo scrivente
Alle 8 circa dopo aver puntato la sveglia alle 5 andiamo in branda.
Al mattino ci alziamo addirittura prima, facciamo colazione con the e cioccolata e partiamo poco dopo le 5. Nella notte ha piovuto e quando raggiungiamo il Finsteraargletscher ci accorgiamo che la pioggia è gelata sul ghiaccio e che per stare in piedi bisogna fare miracoli di equilibrio. Abbiamo i ramponi nel sacco ma la pigrizia è più forte. Dopo l’ennesimo scivolone a stento arrestato mi decido, chiamo Armando, ci fermiamo, ci mettiamo entrambi i ramponi e ripartiamo, potendo finalmente procedere più sicuri ed anche più veloci. Non incontriamo anima viva fino all’inizio del lago. Qui troviamo un gruppo di ragazzi (tedeschi?), che hanno pernottato in tenda sulle sponde del lago. Sono quasi sicuramente qui per arrampicare sulle splendide e difficilissime placche liscie di granito di Eldorado. Queste diventano ulteriormente problematiche in caso di maltempo. Hanno preso la pioggia durante la notte e sono un pò titubanti sul da farsi. Ci chiedono pertanto se conosciamo le previsioni del tempo per la giornata. Rispondiamo che la meteo svizzera, vecchia di tre giorni, prevede una giornata temporalesca. Non sono molto contenti nell’ascoltare la risposta ma questo è quanto ci è dato di sapere. Li salutiamo ed iniziamo l’ultima parte del percorso che è poi quella più noiosa e faticosa, impiegando forse più tempo che all’andata. In tutto impiegheremo più di 6 ore. Comunque come tutte le cose anche questo percorso di ritorno ha fine e raggiungiamo il parcheggio coperto dove è la mia macchina. In un posto come la Svizzera dove si paga anche l’aria che si respira il parcheggio è stranamente gratuito. Raggiungiamo in pochi minuti il Grimsel Pass dove incontriamo Rosella. Ci prepara una montagna di pasta al pomodoro che ovviamente riscuote il nostro entusiasmo e mette finalmente a tacere il nostro stomaco reduce dalla “Cena speciale all’Aar Biwak”.