Corso di Alpinismo (articolo 80° – 2005)
Questo corso, sorto in anni in cui scuole e corsi certamente non proliferavano, è stato (ed è tuttora) vanto e fiore all’occhiello della nostra sottosezione.
Qui sotto pubblichiamo i ricordi di colui che ha tenuto a battesimo e fatto crescere questa realtà.
Ricordi
Durante la recente inaugurazione della nuova edizione del Corso d’Alpinismo, il Presidente della Sezione, Renato Campi, ha ritenuto di consegnare a Piero D’Aragona, ad Alessandro Bianchi ed a me tre belle targhe, una per ciascuno, con motivazione, per quanto mi riguarda, che richiama l’attività svolta nell’amministrazione della Sottosezione e nelle iniziative didattiche.
In quella occasione non ho saputo mormorare altro che un grazie, anche perché la mia capacità di parlare davanti ad una platea, in vero da sempre più che modesta, è diminuita con il passare degli anni in misura inversamente proporzionale alla crescita della mia emotività.
Trascorso però un po’ di tempo da quella sera, mi pare opportuno cogliere ora questa occasione, offerta dai festeggiamenti dell ‘anniversario di fondazione della nostra Sottosezione, per ringraziare in maniera più adeguata tutti i soci e, soprattutto, per ricordare brevemente in quale circostanze il corso sia nato e si sia sviluppato sino alla Scuola odierna, e questo precipuamente nella volontà di accomunare a me, per doveroso riconoscimento, anche gli amici che via via nel corso degli anni si sono impegnati in questa attività.
La vicenda prende avvio nel lontano 1979, periodo in cui stavo operando, unitamente ad altri soci della Sezione, tra cui certamente Ubaldo Lemucchi, Pier Giorgio De Noni, Sergio Casaleggio e Serafino Grisoni (Gianni Bruzzone, invece, si era da poco allontanato dall’ambiente), in qualità di istruttore sezionale, nella Scuola di Alpinismo “Bartolomeo Figari” della “Ligure”; si trattava di una situazione normalissima, ben prevista nelle file della famiglia “allargata” del Club Alpino, che però parve suggerire ad alcuni nostri soci la possibilità di iniziare una simile attività anche in casa nostra.
Iniziarono così i contatti tra costoro ed il sottoscritto, identificato forse tra gli altri istruttori come più sensibile ai progetti sezionali (va detto che in quel periodo ero anche Reggente della Sottosezione).
E qui entrano in scena, appunto, alcuni di questi personaggi, semplicemente fondamentali: oltre al già citato D’Aragona, grandissimo e notissimo conoscitore della montagna, profusero idee ed energie i coniugi Marco e Paola Venzano, Stefano Moretti e Gino Musso, purtroppo entrambi dolorosamente scomparsi, e l’onnipresente Vittorio Di Giacomo.
Soprattutto la collaborazione con la famiglia Venzano risultò preziosissima; hanno sempre lavorato in una tale comunione di intenti tra loro, che anche in questa iniziativa mi riesce difficile distinguere l’apporto di Marco da quello di Paola.
Si partì certamente con il piede giusto: chiariti i rapporti con la “Figari”, si procedette alla luce del sole, distinguendo fin da subito i nostri obiettivi rispetto ai loro; in tal modo si ottenne anche la “benedizione” dei genovesi Pescia e Vaccari, conosciutissimi istruttori nazionali.
L’operatività del corso fu fin da subito indirizzata quale introduzione alla vera montagna, intesa come terreno alpino più o meno elevato, non disdegnando, comunque, di frequentare anche le falesie a noi più prossime, e cercando comunque di procedere sempre con il maggior tasso di sicurezza praticabile.
Naturalmente l’avvio della fase operativa del corso fu reso possibile dalla disponibilità di molti amici, sia della Sezione che della Sottosezione, che si improvvisarono istruttori, nonostante la generale assenza di esperienze precedenti. Li cito qui di seguito senza alcun ordine di merito, attingendo dalla memoria e scusandomi fin da subito, quindi, per le inevitabili omissioni.
Tra loro ricordo Nino Bottino, che si ritirò però troppo presto, Armando Antola, il cui auspicato ritorno si sta felicemente delineando proprio in questi ultimi tempi, Pino Santoro, Tomaso Bellosta, Antonio Grosso, Luca Boni, che fu il secondo direttore, Luca Venzano, Juan Gabba, Massimo Brancaleoni, Elio Colli, Emilio Martin, Bruno Ghibaudi, Giuseppe Leoncino, Andrea Mantiero, Marco Parodi, direttore negli anni forse più propizi, Roberto Luxardo, pure lui direttore seppure per un tempo più breve, i cognati Diego Orrù e Pino Milia, i fratelli Rizzini, lo sfortunato Marco Naticchi, scomparso sulla cresta Signal, Enzo e Gianni Boccaccio, Lino Arena, Mario Boccardo, Rolando Gartman e Giorgio Pestarino, anch’essi da tempo non più tra noi.
Un discorso a parte merita, ovviamente, il caro Ennio Dallagiacoma, allievo in uno dei primissimi corsi, in cui si distinse per dedizione e simpatia, iniziando poi una collaborazione con noi, che purtroppo il destino troncò troppo in fretta.
La sua improvvisa scomparsa a seguito di una caduta, durante una sua breve uscita di allenamento sulle rocce del Monte di Portofino, colpì profondamente il nostro gruppo, tanto che l’assemblea degli istruttori delibererà partire dal 1984, di intitolare a Lui il corso.
Intanto trascorrono gli anni, i regolamenti del C.A.I. Centrale diventano più rigidi e l’organico non può fare così a meno di rinnovarsi.
Già alcuni di noi hanno frequentato con profitto il corso per Istruttori d’alpinismo, organizzato sotto l’egida del Convegno L.P.V., ma adesso non è più sufficiente: è necessario affidare la direzione ad una persona in possesso del titolo più elevato di istruttore nazionale.
Si contatta, perciò, Benedetto Ferrando, che accetta molto volentieri; in vero è un istruttore nazionale di sci alpinismo, ma questo titolo risponde ugualmente benissimo all’esigenza.
Con la sua presenza, oltre naturalmente all’apporto degli altri titolati, non solo il sodalizio può continuare ad operare, ma ottiene da parte della C.N.S.A.S.A. (Commissione Nazionale Scuole Alpinismo e Sci Alpinismo) pure il riconoscimento di Scuola (equivalente al titolo, precedentemente usato, di Scuola Nazionale); ciò avviene all’inizio del ’95.
Ora gli avvenimenti si succedono veloci, almeno nella mia memoria; non so se ciò dipenda dalla constatazione di essere involontariamente uscito dal limite di righe, che, causa lo spazio tiranno, mi ero imposto di rispettare all’inizio, oppure se, inconsciamente, mi trovi sentimentalmente legato più agli anni dell’infanzia che non a quelli della maturità di questa nostra “creatura”.
Resta il fatto che il “furor scribendi”, come direbbe Mummery e non Cicerone (questa citazione è per gli amanti della letteratura alpina), sembra tiri un poco il fiato ed io vorrei approfittarne per concludere.
In questi anni ’90 continua il carosello di istruttori, che, comunque, direi rappresenti un fatto perfettamente fisiologico: ho calcolato che dal 79 al ’05 oltre 100 persone si sono alternate in questa funzione.
Ecco arrivare Stefano Barisone, Renzo Bonissone, Carlo Graverò, Pierino Grill, Claudio Ingravallo, Francesco Rettani, Mauro De Cesare, Carlo Dondero, Sandra Sebastianelli (la prima ragazza a svolgere da noi questo compito), Alessandro Bianchi e Fabio Di Salvo, attuali direttori, rispettivamente, della Scuola e del Corso, Mauro Mazzetti, Giorgio Tonoli, Luciano Pizzorni, ex direttore, Alberto Molinari, Corrado Pensa, Andreina Castello, Maurizio Fenu, Raffaele Tufano, Sergio Calvi, Carlo Parodi, Carla Barabino, Carla Copellini, Rinaldo Longinotti, Mario Riccone, Paolo Vergani e molti altri ancora.
Sino ad oggi i corsi per principianti sono stati 26, mentre a partire dal 1986 sono stati organizzati con una certa regolarità pure alcuni corsi di perfezionamento, per lo più al fine di creare nuovi aiuto-istrut-tori, ma anche per poter sperimentare difficoltà più rilevanti (tipo cascate di ghiaccio).
Penso che le uscite pratiche, in falesia od in montagna, non siano state meno di 150, mentre gli allievi hanno di gran lunga superato il considerevole numero di 500.
Cosa dire ancora?
Nonostante le inevitabili difficoltà e qualche defezione veramente dolorosa, l’istituzione risulta profondamente radicata nel nostro ambiente e grazie a ciò anche l’orizzonte, dopo un periodo un po’ burrascoso, a volte forse inevitabile nelle organizzazioni umane, appare oggi più sereno.
Anche le iscrizioni degli allievi, calate in questi ultimi anni a livelli di guardia, sembrano oggi stabilizzate se non in controtendenza e penso che, attraverso un più stretto collegamento con le due sedi a cui facciamo capo, questo dato possa ancora migliorare.
Insomma l’augurio è quello che, al di là dei contenuti tecnico/didattici dei corsi e degli inevitabili avvicendamenti degli istruttori e dei direttori, sempre prevalga lo spirito di collaborazione e di amicizia, in modo che anche l’attività di insegnamento possa continuare negli anni intensa ed entusiasta, magari anche per un periodo più lungo di quello già trascorso, contribuendo pertanto ad assolvere quello che senza alcun dubbio è il compito principale che il Club Alpino, sin dai tempi di Quintino Sella, ha voluto assumere.
Ottobre 2005
Claudio D’Angelo